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La violenza ostetrica, un abuso che lede i diritti delle donne

La violenza ostetrica rappresenta una violazione grave dei diritti delle donne, soprattutto durante il periodo della gravidanza, del parto e nel post-parto. Molte donne subiscono, infatti, comportamenti non consensuali da parte degli operatori sanitari, che includono pratiche invasive, interventi medici non giustificati e una totale ignoranza delle esigenze e dei desideri della paziente. Le ricerche universitarie evidenziano che questa realtà non è solo un fenomeno isolato, ma riguarda una larga fetta di donne in tutto il mondo.

Numerosi studi universitari, tra cui quelli condotti da Oxford University, hanno mostrato che i diritti delle donne vengono spesso ignorati in ambito ostetrico. Le operatrici e gli operatori sanitari non sempre rispettano le scelte e le preferenze delle donne riguardo al loro parto, sottoponendole a trattamenti invasivi non necessari, come l’episiotomia, il taglio cesareo senza motivo valido, e altre pratiche che non hanno un consenso esplicito.

Le donne sono spesso costrette a subire anche violenze psicologiche, come la privazione del diritto di essere assistite dalle persone di loro scelta durante il parto, o la negazione di un ambiente che favorisca il rispetto e la tranquillità. La violenza ostetrica non si limita solo a interventi fisici, ma include anche il mancato rispetto per l’autonomia della donna e la sua volontà di partecipare attivamente al proprio parto. Le indagini hanno rivelato che questi comportamenti risultano frequentemente in traumi fisici e psicologici che possono perdurare nel tempo.

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Gli effetti della violenza ostetrica non si esauriscono dopo il parto, ma hanno ripercussioni sulla salute mentale delle donne. Studi condotti da esperti in psicologia della maternità e salute mentale hanno sottolineato che molte donne che vivono esperienze di abuso o di trascuratezza durante il parto finiscono per sviluppare la depressione post-partum. Questo disturbo psicologico può influenzare in modo significativo la qualità della vita della madre e compromettere il legame con il neonato.

Un altro elemento che contribuisce a questo quadro di sofferenza è l’isolamento sociale che molte donne vivono dopo il parto. L’assenza di una rete di supporto adeguata, unita a problematiche familiari o economiche, spesso acuisce il senso di frustrazione e impotenza. Per le donne che hanno subito violenze durante il parto, queste difficoltà possono diventare ancora più gravi, portando a conseguenze devastanti sul piano emotivo.

Le soluzioni per combattere la violenza ostetrica devono partire dalla consapevolezza. Le istituzioni sanitarie, così come gli operatori nel settore ostetrico, devono fare un passo avanti nella promozione di una cultura della cura che rispetti la dignità e i diritti delle donne. Le donne devono essere formate e informate sui propri diritti, che comprendono il diritto di esprimere liberamente la propria volontà riguardo alle pratiche mediche e di avere una persona di supporto al proprio fianco durante il parto.

Inoltre, è fondamentale che ogni ospedale e clinica si impegni a garantire un ambiente sicuro e rispettoso, che favorisca la partecipazione attiva delle donne alla propria esperienza di parto. Le istituzioni devono inoltre implementare politiche che evitino l’uso di trattamenti invasivi non necessari, limitando l’abuso delle pratiche mediche tradizionali che spesso non hanno basi scientifiche concrete.

Solo attraverso un cambiamento radicale nel sistema sanitario, con l’integrazione di pratiche rispettose e l’educazione costante, si potrà realmente prevenire la violenza ostetrica e proteggere la salute fisica e mentale delle donne durante la gravidanza, il parto e nel post-parto.

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