Fine scuola

L’estate delle mamme (non) è una vacanza

La campanella di giugno suona come una liberazione solo per chi non ha figli. Per le mamme, invece, è il gong che apre il match più duro dell’anno: quello contro le vacanze estive. Nove settimane (a volte di più) in cui la scuola chiude i battenti e tu, donna lavoratrice, equilibrata, magari anche con un po’ di vita sociale, ti ritrovi a implorare la divinità dei centri estivi di aprire le iscrizioni prima che finiscano i posti.

E mentre tuo figlio esulta con lo zaino che vola in aria, tu inizi a compilare tabelle stile Excel degne della NASA: settimane, turni, nonni (se ci sono e se reggono), babysitter (sempre più care di un resort a cinque stelle), ferie da incastrare come il Tetris, e quell’espressione sempre più fissa sul viso che dice: “Ce la posso fare, forse”.

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La verità è che l’estate per le mamme è una lunga maratona con le infradito. Gli altri parlano di “relax, sole e gelati” mentre tu pensi:

  • “Ma il centro estivo chiude alle 16:30? E io lavoro fino alle 18!”
  • “Posso chiedere ancora ferie o il capo mi guarda storto?”
  • “Tre mesi con i figli a casa? Ma nemmeno le professoresse li sopportano così tanto!”

Sì, perché la scuola chiude, ma la vita no. Il lavoro resta lì, puntuale, implacabile. Gli impegni aumentano. E la fatica si moltiplica. Non è burnout, è sopravvivenza.

Senza contare che gestire l’estate dei figli costa quanto un Erasmus a Londra:

  • Campus sportivi, artistici, naturalistici (che vanno prenotati a gennaio se vuoi il posto).
  • Babysitter con tariffa oraria da consulente finanziario.
  • Gite, gelati, cinema, giornate al mare (con traffico e sabbia ovunque).

E il senso di colpa? Quello arriva gratis, ma fa un male boia: perché se lavori troppo ti senti assente, se prendi ferie ti senti improduttiva, se lasci i figli davanti allo schermo ti senti una pessima madre.

Sì, ci serve una nuova narrazione dell’estate per le mamme. Non una corsa a ostacoli, ma un patto sociale. Dove ci siano spazi sicuri, economici, accessibili per i bambini. Dove le ferie siano più elastiche. Dove non si dia per scontato che, tanto, “ci penserà la mamma”.

Perché la mamma non è un jolly, è una persona. E ha diritto, pure lei, a una granita in pace. A un libro in silenzio. A due settimane di fila senza fare logistica familiare come un generale in guerra.

Le mamme non vogliono la luna. Vogliono solo sopravvivere all’estate. E magari anche godersela un po’.

A cura di Veronica Aceti
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